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ChatGPT, magia?

ChatGPT è uno strumento informatico ormai conosciuto da quasi tutti e utilizzato da molti, consente di avere risposte a quesiti sottoposti in forma testuale. Così come LLama (Meta) ed altri, ChatGPT è un LLM, ovvero un modello di linguaggio esteso, una delle tante tipologie di modelli di intelligenza artificiale.

Ma come funziona un LLM?

Un LLM si basa principalmente su questi due aspetti/processi:

  • Matrice degli Embeddings: ogni parola in un vocabolario di prefissata grandezza (le parole inserite nel vocabolario sono quelle maggiormente ricorrenti) viene suddivisa in unità significative rappresentate all’interno di un calcolatore ognuna con un numero intero detto token, per esempio la parola atomo potrà essere suddivisa in “atom” e “o” questo perchè il modello vuole poi poter ottimizzare l’aspetto semantico nella sua rappresentazione numerica e poter “capire” che anche atom(-)i e atom(-)ico, fanno parte dello stesso contesto di significato. Una frase diventerà quindi una lista di numeri (anche gli spazi, i segni di punteggiatura e le etichette di inizio e fine savranno un loro dedicato valore numerico), organizzati come vettori di dimensione predefinita (che sarà la massima lunghezza della frase). Utilizzando le informazioni appena organizzate si forma una matrice (una specie di tabella) dove ogni riga è un determinato token e ogni colonna un parametro (più parametri significa più descrittori, ovvero la migliore capacità del sistema di astrarre e quindi cogliere più sfumature). Ogni parametro viene calcolato in modo che parole con significati e contesti simili abbiano valori simili. Prendiamo solo ad esempio un’ improponibile matrice degli embeddings con due parametri, ogni parola potrebbe essere visivamente mappata su un piano cartesiano, ecco che due parole come casa e abitazione saranno molto vicine nell’ipotetico piano, grattugia e pianoforte saranno ad una distanza molto grande. Le matrici degli embeddings hanno centinaia o migliaia di parametri, spazi ovviamente non rappresentabili graficamente .
  • Meccanismo di Attenzione: la matrice degli embeddings non riesce a considerare il contesto dato anche dalle altre parole presenti nelle vicinanze, ad esempio ne Il gatto insegue il topo che si nasconde sotto il divano, topo e divano avranno con molta probabilità una bassa correlazione nella matrice degli embeddings. Il meccanismo di attenzione riesce invece a focalizzarsi su specifiche parti della frase come il topo e sotto il divano e trovare una correlazione, ma come? Utilizzando la rappresentazione QKV: Query, Key, Value. Questa rappresentazione è uno stratagemma trovato dai ricercatori per mimare un sistema di ricerca contestuale: query rappresenta la nostra richiesta sottoforma di token, e la coppia key(chiave)-value(valore) rappresenta i token che hanno sequenzialmente nella loro generazione una probabilità più alta (la funzione softmax in uscita del blocco computazionale fondamentale di un LLM è utilizzato infatti per ottenere una distribuzione di probabilità per ogni token nel vocabolario) in correlazione all’input (query). Il meccanismo di attenzione, implementato con delle reti neurali di milioni di paramentri (ciò che ne determina la complessità costruttiva e computazionale) appositamente addestrate, è poi utilizzato in parallelo su diverse parti della frase in modo da ottenere un risultato valido.

Si fa presto a fare due conti per capire che un LLM di qualità occupa in memoria diversi GB. Tanto per fare un esempio LLama 3.2 con 70 miliardi di parametri (nel momento in cui scrivo, uno dei migliori modelli in circolazione) per poter essere eseguito su un computer con con 64GB di RAM, i suoi parametri devono essere sottocampionati a (soli) 4bit (per fortuna senza inficiare in maniera sostanziale sulla precisione dello stesso).

Se non avete capito niente va bene lo stesso, ma questo nostro vecchio articolo potrà tornarvi utile.

Studio Cerello & Chesini srl © 2025

Riscaldamento condominiale a biomassa

Tra le possibilità per il riscaldamento condominiale esiste da molto la possibilità di svincolarsi dal gas ed utilizzare generatori di calore a biomassa.

Nell’ambito specifico, per biomasse si intendono tutti i prodotti di origine vegetale (legna da ardere, cippato, pellet) idonei a produrre una combustione . Il pellet è tra queste il combustibile da biomassa di elezione per il riscaldamento condominiale:

  • la combustione è controllabile, efficiente e quasi senza fumo (le proprietà del combustibile sono predicibili);
  • la gestione, il trasporto e il carico non presentano particolari difficoltà;
  • il costo del kWh è al momento paragonabile se non inferiore a quello del gas metano ;
  • il costo della materia prima è svincolato almeno in modo diretto, da dinamiche geopolitiche;
  • il costo del combustibile al netto del trasporto (poche decine di euro) è finito;
  • è spesso oggetto di incentivi come ad esempio l’IVA agevolata.

Attenzione però, spesso i termini biomassa e energie rinnovabili si confondono. Solo le biomasse provenienti da fonti gestite in maniera responsabile, con una pianificazione pluriennale del ciclo vegetativo naturale, possono essere definite tali, in quanto se una fonte di energia viene consumata ad una velocità uguale o superiore rispetto a quella necessaria alla natura per produrla, non può essere definita rinnovabile.

La caldaia a pellet è un sistema facilmente integrabile negli attuali impianti essendo possibile la realizzazione modulare per soddisfare anche elevati requisiti di potenza, nonchè l’eventuale telegestione del calore risultano pressochè invariate. Per quanto riguarda il costo del generatore, lo stesso risulta essere circa 1.5 -2 volte più elevato rispetto ad un sistema di pari potenza a metano.

Vediamo ora gli aspetti che riguardano specificatamente il condominio

Pur potendo la gestione della caldaia e dei suoi parametri essere telegestita, l’approvvigionamento e il carico del serbatoio presentano alcune criticità, che rendono tale soluzione poco idonea (almeno tranne pochi rari casi) all’utilizzo in condominio:

  • il combustibile viene fornito in pallet da circa una tonnellata che richiedono uno spazio per lo stoccaggio (circa 3-4 mq a pallet considerando anche lo spazio necessario alla movimentazione);
  • il numero di pallet necessari durante la stagione termica sono circa pari a circa la metà delle unità da riscaldare (10 appartamenti/negozi richiedono circa 5-6 pallet a stagione), anche se non è necessario l’acquisto di tutto il combustibile in un’unica soluzione;
  • il carico del serbatoio, che avviene in modo autogestito, durante i giorni più freddi deve essere eseguito giornalmente;
  • deve essere eseguita la pulizia del cassetto cenere e del braciere (anche questa operazione autogestita) ogni 2-3 giorni.

In ragione di quanto sopra descritto la realizzazione di tali impianti in condominio pur essendo economica sul medio – lungo termine, risulta in scelte radicali che richiedono un coinvolgimento e un apporto diretto da parte dei condomini, apporto che spesso gli stessi per i motivi più disparati, non sono disposti a dare.

Studio Cerello & Chesini srl © 2023

110% e oltre: considerazioni e prospettive sulla riqualificazione energetica dei condomini

Super ecobonus: quanto se ne è parlato, più o meno a proposito e tra pochi giorni sarà definitivamente acqua passata (a meno di proroghe dell’ultima ora).

Ideata come opportunità per tutti o quasi e finita soprattutto per i condomini, come una lotteria. Colpa dei continui aggiustamenti normativi (senza considerare l’asincronia tra Legislatore e Agenzia dell’Entrate propria di una burocrazia fine a se stessa) che anche se minimi a volte, potevano occasionalmente essere utilizzati da alcuni professionisti ed imprese come alibi o pretesti per allungare tempistiche, affrontare la fase progettuale e cantieristica con una maggiore tranquillità oppure per poter bypassare senza troppi scontri l’iter globale o gli interventi trainati; colpa dell’incidenza di abusi edilizi che hanno, in funzione della loro entità, precluso o rallentato l’accesso all’iter; colpa l’improvviso aumento dei prezzi dovuto alla forte richiesta da una parte e alla speculazione dall’altra.

Questo ha avuto un primario effetto negativo, di natura psicologica: un’aspettativa creata nel condomino, quasi sempre disattesa .

Nonostante la complessità e la molteplicità di figure coinvolte oltre che per i motivi sopra esposti, il 110% ha generato scontento, a volte anche in chi ne ha usufruito (cronoprogrammi disattesi, imprevisti non a computo). Ma è l’amministratore condominiale che ha dovuto subire suo malgrado la gestione di tutti gli iter, gestione fatta praticamente a titolo gratuito se l’iter non è stato finalizzato, senza sommare poi il malcontento di chi non ha potuto accedere, come se ci fosse stata qualche correlazione od oscura volontà dell’amministratore e non inerzia o poca professionalità di alcuni addetti ai lavori.

Ma andiamo oltre…

Il vicino futuro ci offre ancora delle opportunità che devono essere colte sì, ma con soluzioni ottimizzate. Infatti il 110%, per la sua natura, ha comportato spesso soluzioni molto elaborate come gli impianti ibridi termici-aerotermici per la maggiore, ma anche celle a combustibile e cogenerazione, le quali senza il supporto di un così cospicuo margine di detrazione, sarebbero state economicamente sconvenienti (costo dell’energia e di gestione congiunto) rispetto ad una soluzione più standard (solo generatore a condensazione). La detrazione fiscale fino all’85% (a seconda della tipologia di intervento) detraibile in 10 anni, viene in aiuto di tutti i condomìni intenzionati a riqualificarsi. Resta fondamentale rivolgersi a professionisti e ditte serie e in questo il 110% ha in reltà veramente aiutato, avendo reso possibile l’emergere, per una quota non trascurabile di soggetti (non si faranno nomi), di una pochezza disarmante.

Studio Cerello & Chesini srl © 2023

IA(AI) for dummies

Oramai si sente parlare quotidianamente di Intelligenza Artificiale (IA) conosciuta più con l’acronimo inglese AI e Machine Learning (ML). Queste tecnologie a nostra insaputa sono già parte della nostra quotidianità da molti anni e lo saranno sempre più nei prossimi, basti pensare agli annunci pubblicitari mirati e personalizzati, alle verifiche fiscali ed assicurative, solo per citarne alcuni. Fino ad una decina di anni fa queste tecnologie venivano utilizzate al più per il riconoscimento di oggetti, trasformazione di scansioni di testi in testo, per la classificazione di clienti sulla base degli acquisti (carte fedeltà), etc. ma negli ultimi dieci anni abbiamo avuto un’impennata delle possibilità, questa consentita sia dall’enorme velocità di calcolo raggiunta, sia dai nuovi e più complessi modelli sviluppati; esempio lampante è l’IA generativa (GAN), che può essere utilizzata per creare un media semplicemente da una descrizione testuale. Una IA in grado di interagire attivamente ed in tempo reale fino a pochi anni fa era una chimera, ora é realtà. Le possibilità di queste tecnologie appaiono illimitate, alcune fantastiche (ad esempio riconoscimento di masse tumorali e altre malattie in stadi precocissimi), altre meno, ma cos’è e come funziona l’IA?

IA e ML (che è di fatto una sottobranca dell’IA) sono essenzialmente modelli matematici numerici (che non possono prescindere da un calcolatore ed essere espressi in modo analitico). Gli algoritmi di ML svolgono in generale una classificazione in classi precostituite (apprendimento supervisionato) o autogenerate (apprendimento non supervisionato).

La ricerca alla fine degli anni’50 del secolo scorso, prese spunto dal funzionamento delle cellule del cervello, i cosiddetti neuroni. Questi di base prendono, attraverso i dendriti, gli impulsi elettrici in ingresso provenienti da altri neuroni e danno un impulso di uscita basato sulla composizione dei diversi segnali d’ingresso e delle soglie che man mano si adattano alla rete di cui fanno parte: l’unione di miliardi di queste piccole unità permettono i ragionamenti, l’espressione ed il controllo del movimento. Analogamente l’IA ha fondamento sulla concatenazione di elementi di processo elementari per costituire una rete articolata al fine di svolgere sempre una predizione di classe, ma in domini sempre più articolati e complessi (in gergo si dice che i confini tra una classe ed un’altra non sono lineari).

Analogamente l’ elemento di processo base di questa rete, detta “neurale” (artificiale), il percettrone, svolge un lavoro simile al neurone del nostro cervello e la rete che ne deriva non è altro che la composizione di queste unità elementari interconnesse tra loro. Per imparare a svolgere un compito specifico l’IA oltre a dover essere strutturata prima in modo adeguato (spesso in modo molto empirico), ha bisogno di un addestramento. Lo scopo dell’addestramento è di fatto aggiustare i pesi che ogni percettrone assegna per ogni suo ingresso in modo che l’errore finale di predizione si riduca al minimo. Questa operazione richiede un grande numero di esempi (il cosiddetto training set), soprattutto strettamente inerenti al compito e di qualità (la prima classificazione viene comunque eseguita da operatori umani), per poter avere un errore basso e quindi un’alta affidabilità di funzionamento. Tale affidabilità viene valutata essenzialmente con metriche statistiche (bias e varianza), che riconducono a due tipologie di inaffidabilità:

  • underfitting ovvero la mancanza di relazione tra l’input (da classificare) e la classe predetta, questo dovuto a un numero non sufficiente di esempi di addestramento oppure non inerenti al contesto uniti ad una rete non strutturata in modo sufficientemente adeguato;
  • overfitting quando il modello dimostra un alta precisione con il training set, ma è incapace di generalizzare con nuovi esempi, senz’altro dovuto ad una non buona rappresentazione statistica del problema da parte del training set e a volte anche da una rete sovradimensionata rispetto al tipo di problema.

Evoluzione delle reti neurali

L’impossibilità di replicare il cervello umano è conseguente alla quantità di risorse in termini di memoria e di calcolo che sarebbero necessarie, al momento non disponibili, l’IA infatti è dedicata a svolgere compiti specialistici e specifici utilizzando in modo ottimale le risorse di calcolo. Questa esigenza ha fatto nascere poi:

  • reti neurali convoluzionali (CNN) che si basano sull’operazione matematica di convoluzione e che sono utilizzate prevalentemente per il riconoscimento di oggetti e vocale, in generale quando è necessario trovare dei pattern specifici nelle informazioni ;
  • reti neurali ricorrenti (RNN) e a memoria modulabile (LSTM) permettono di avere una memoria dello stato precedente (o degli stati precedenti) e questo permette di predire sulla base di un flusso e della sua “storia”, utilizzata ad esempio per la correzione di testi sulla base del contesto, per la traduzione, ma anche per i chatbot (che permettono di rispondere a quesiti o sostenere una conversazione).

Possono infine essere combinati tra loro diversi tipi di reti in modi altamente creativi ed ingegnosi, questo per poter svolgere nuovi compiti gestendo oggetti e dati sempre più complessi, nonchè fornire all’utente finale risposte sempre più articolate e complesse. Ed è qui che hanno origine le deep neural networks (reti neurali profonde), unione di diverse reti formate da numerosi strati eterogenei.

Futuro e implicazioni etiche

Non siamo qui ad erigerci censori di questa formidabile tecnologia, ma se non gestita bene, i rischi per la società da essa derivanti equivarranno o adirittura supereranno i vantaggi. Primo fra tutti sarà la perdita di posti di lavoro e di potere contrattuale in tutti i settori ad alta ripetitività e/o specializzazione, che se non sarà compensata da misure sociali (reddito universale) porterà a crisi e tensioni sociali deleteree.

Poichè è impossibile che tutta la ricerca si autoregoli dal punto di vista etico, è assolutamente prima di tutto necessaria una normazione globale:

  • sulla brevettabilità degli algoritmi che riguardano attività di reddito umane, quanto più quanto esse siano svolte da una fetta più rilevante di popolazione, lasciando tutte queste tecnologie aperte e a disposizione di tutti;
  • sull’utilizzabilità dell’IA in campo militare e il grado di autonomia ad essa assegnata, per evitare che l’IA scateni guerre o solo lanci in completa autonomia attacchi militari all’interno di un conflitto.

Per il resto l’IA se usata bene, sarà sempre più a nostra disposizione per la nostra salute fisica e mentale, per svolgere le nostre mansioni in modo più efficiente, per aiutarci nelle faccende di tutti i giorni e quindi in generale per migliorare la qualità del nostro tempo.

Studio Cerello & Chesini srl © 2023

L’ unico futuro percorribile per l’energia?

Sicuramente questo futuro non sarà ancora a lungo percorribile con l’utilizzo delle fonti fossili e fissili, le prime perchè in pochi istanti rilasciano in atmosfera il carbonio che ha impiegato centinaia di milioni di anni per ricombinarsi, le seconde perchè una volta impiegate producono rifiuti che necessitano di migliaia di anni affinchè il loro mortale potere radioattivo decada senza considerare, vista la particolare conformazione del territorio e l’alto livello di antropizzazione dello stesso, l’annoso problema della ricerca di siti idonei per la produzione di energia nucleare e per lo stoccaggio dei prodotti di fissione, nonchè i problemi di approvvigionamento, costo e disponibilità nel lungo termine del combustibile nucleare (e le sue implicazioni sociopolitiche).

Anche in vista di una tutela del brand Italia e quello che può rappresentare in termini di tutela paesaggistica, di tradizione artistica, rurale, agricola (e ovviamente eno-gastronomica), non esiste altra soluzione per un futuro prospero: la produzione di energia sarà integralmente costituita da fonti rinnovabili.

Fonti rinnovabili sono, come già detto, tutte le fonti di energia il cui rateo di formazione (in natura) è sempre superiore a quello di utilizzo da parte dell’uomo, ovvero:

  • solare;
  • eolico;
  • idroelettrico;
  • geotermico.

La rete di trasmissione sarà sempre più una commistione tra piccola e media comunità energetica e smart grid gestita da intelligenza artificiale.

Lo stoccaggio della quota di energia in surplus sarà anch’esso gestito da A.I. è indirizzato in maniera ottimale su:

  • stoccaggio elettrochimico (batterie e sintesi elettrolitica idrogeno) per rilascio di energia lento e costante;
  • stoccaggio cinetico (volani) per rilascio di molta energia in poco tempo (ad esempio per l’industria pesante e trasporti);
  • stoccaggio gravitazionale (bacini idroelettrici) per rilascio veloce e costante di energia necessaria all’industria pesante e trasporti.

Le industrie saranno obbligate per legge a recuperare il calore dovuto ai processi di lavorazione:

  • cogenerazione/trigenerazione per processi a media ed alta temperatura;
  • accumulo a cambio di fase per i processi a bassa temperatura.

Trasporti, mobilità e industria

Non ci sarà più benzina, gasolio, metano, cosa facciamo? L’ idrogeno è la soluzione, reagisce con l’ossigeno per produrre solo acqua purissima e produce molta più energia di ogni altro combustibile per unità di peso, questa energia può essere trasformata e utilizzata per mezzo di:

  • celle a combustibile, per produrre elettricità da utilizzare con un motore elettrico;
  • generatori di calore nei quali viene utilizzato direttamente come combustibile;
  • cicli termodinamici “classici” (ciclo Otto, Rankine, Brayton, Stirling, turbine a ciclo aperto, etc.) per produrre direttamente energia meccanica.

L’ idrogeno potrà essere prodotto principalmente da due filiere distinte:

  • processo elettrolitico in loco (ad es. presso i distributori);
  • scarto di alcuni processi chimici industriali (ad esempio processi di lavorazione del cloro).

Il gas così prodotto potrà essere distribuito attraverso la:

  • rete di distribuzione attuale del gas metano per uso domestico;
  • compresso o liquefatto per altri usi.

E’ da escludersi ovviamente la produzione per mezzo di reforming, perchè questo processo estrae l’idrogeno da fonti fossili.

Le critiche sollevate nei riguardi del gas idrogeno, sono la scarsa efficienza dell’intero ciclo fino all’utilizzo finale: verissimo. Singolare ma è un problema che non ci siamo mai posti per le fonti fossili: pensiamo all’energia che si rende necessaria per l’estrazione, il trasporto, la raffinazione/purificazione e l’eventuale compressione/liquefazione (per i gas di origine fossile). Ovvio quindi che dietro queste affermazioni ci sono ignoranza oppure occulti interessi.

Ma l’elettrico? In realtà anche l’elettrico presenta dei problemi, i più importanti riguardano la produzione e il peso delle batterie, la loro esigua durata e lo smaltimento delle stesse a fine vita. Ad oggi, rispetto ad una equivalente autovettura a combustione interna, l’imponta di carbonio di un’ auto elettrica (alimentata esclusivamente con fonti rinnovabili) viene virtualmente compensata(*) a circa 100 -150 mila km ovvero nel momento in cui le batterie arrivano praticamente alla fine del loro ciclo vitale o comunque nel momento in cui le stesse possono essere ancora utilizzate ma solo per una frazione della loro capacità iniziale.

Siamo a rincuorarvi riguardo ad una cosa però: le biciclette continueranno ad essere prodotte!

Riscaldamento residenziale e pubblico

Sarà ricordato come la “piaga”, difatti è stato e lo è tuttora (anche se in misura sempre più contenuta grazie agli efficientamenti del patrimonio edilizio in corso) un vero e proprio “pozzo senza fondo” dove buttavamo incautamente l’energia, quando il costo basso della stessa ce lo consentiva.

Il futuro del riscaldamento residenziale? Per certi versi è già iniziato e qui l’elettrico è sicuramente vincente: aerotermia e geotermia sono le soluzioni, ovvero cicli termodinamici detti inversi, in gergo comune “pompe di calore”. Questi sono sistemi molto efficienti, essi infatti riescono ad utilizzare il calore presente nell’aria (o nel sottosuolo) e “concentrarlo” per poter estrarre da quel calore una temperatura utilizzabile per i nostri scopi (riscaldamento ambienti e acqua calda sanitaria). Un kWh di energia elettrica impiegata riesce ad estrarre in alcuni casi anche 4kWh di energia termica!

Resta necessario e cruciale un efficientamento dell’intero patrimonio esistente, dato che in media almeno due volte l’energia necessaria e sufficiente a scaldare le nostre case (e ancor peggio per gli edifici pubblici) viene purtroppo ancora persa da dispersioni termiche e inefficienze di trasporto.

Ora spetta alla politica e a noi …

Il quando è solo questione di sopravvivenza, sarà un cambiamento necessario e avverrà perchè deve avvenire. Lapalissiano è il fatto che una transizione veicolata da buona volontà delle parti e con strumenti normati in modo chiaro e non ambiguo (come è solito fare da parte della politica “itagliana”), sarà un processo fluido e molto più facile da realizzarsi (e quindi più economico).

(*) per virtualmente compensata si intende la differenza di CO2 emessa durante i processi di produzione, distribuzione e utilizzo rispetto a quella emessa dall’equivalente vettura a combustione interna. La compensazione reale avviene solo mediante sequestro di CO2 (al momento l’unica tecnologia capace di farlo in modo economico è la fotosintesi clorofilliana).

Studio Cerello & Chesini srl ©2023

M’illumino di meno

Per il decimo anno di fila lo Studio Cerello & Chesini aderisce alla campagna per la sensibilizzazione al risparmio energetico “M’Illumino di meno” promossa da Radio 2. Scopo di tale campagna è di rendere consapevoli che l’energia è una risorsa preziosa che può essere utilizzata una volta sola.

Sembra una banalità perchè siamo abituati a ragionare esclusivamente in termini economici e monetari. Solo perchè il costo dell’energia è relativamente basso ci possiamo permettere spesso il lusso di farne un uso sconsiderato (lasciare accese luci dove non servono o l’aria condizionata o il riscaldamento accesi con le finestre aperte ad esempio), ma l’energia (elettrica, termica e meccanica) che utilizziamo viene prodotta nella stragrande maggioranza da fonti fossili, pensiamo a quanti milioni di anni (centinaia in realtà) sono stati impiegati per produrle e noi le consumiamo in poche decadi.

In un futuro prossimo quando le fonti rinnovabili avranno plausibilmente la quota di produzione predominante, il risparmio energetico sarà altrettanto importante, per poter avere sempre l’energia a disposizione di tutti.

Progresso non vuol dire spreco, vuol dire consapevolezza!

Muffa in casa: cause e soluzioni

Le muffe che si formano negli appartamenti, sono formazioni miceliche (funghi) e come tali attecchiscono con facilità nelle zone più umide. La loro presenza all’interno di unità abitative è un indice della precaria salubrità oltre ad essere sgradevole dal punto di vista estetico e tale problema deve essere affrontato prontamente prima che diventi di difficile gestione. Se lasciate proliferare cominciano infatti ad invadere qualsiasi cosa possa trattenere, per le sue caratteristiche intrinseche, un po’ di umidità: legno dei mobili, tessuti, etc..

La prima cosa da fare quando compaiono le muffe è capire, in assenza di altre cause come perdite idrauliche, dove esse si verificano:

  • negli angoli?
  • vicino alle finestre?
  • a nord?
  • dietro ai mobili?

e se si è modificato poco prima della loro comparsa il modo in cui viviamo la casa:

  • stiamo più ore in casa?
  • ci sono più persone a casa?
  • provvediamo ad un adeguato ricambio d’aria?

Questi appena elencati sono sicuramente degli aspetti fondamentali che spesso vengono purtroppo trascurati o sottovalutati. Basti pensare come la pandemia ci ha costretti questi ultimi due anni a casa per molto più tempo (smartworking, quarantene, etc.).

Una semplice formuletta che dovrebbe far suonare un primo campanello d’allarme è:

Se il risultato è inferiore a 2 è molto probabile che la casa non riesca a “digerire” il vapore che produciamo respirando, cucinando, lavandoci, etc..

Un po’ di teoria

L’ acqua è presente sempre sottoforma di gas (vapore) o aerosol nell’aria che respiriamo. Il vapore a differenza di quanto comunemente si pensi, è sempre presente dai 0°C in su, anche se in quantità diverse a seconda delle caratteristiche di temperatura, pressione e umidità dell’aria stessa.

Esiste però una temperatura detta “di rugiada” al di sotto della quale l’acqua presente nell’aria in forma gassosa ritorna allo stato liquido e tale temperatura dipende da quanto l’aria è prossima alla saturazione di vapore (umidità relativa) e dalla sua temperatura.

Le considerazioni da farsi sono a volte più approfondite di una semplice indagine termografica, ma una fotografia termica come questa risulta abbastanza eloquente:

Le zone più scure di tinta violetta sono zone in cui la temperatura è ben al di sotto della temperatura di rugiada ed ecco che il vapore in quelle zone diventa acqua allo stato liquido.

Cosa fare?

La prima cosa è sicuramente eliminare la muffa, prodotti a base di ipoclorito di sodio (la comune candeggina) vanno benissimo. Prendete uno spruzzino e riempitelo con una soluzione al 1% (solitamente basta 1/3 di candeggina e 2/3 di acqua), poi spruzzate nelle zone dove la muffa si è palesata, i funghi moriranno in poco tempo.

In secondo luogo è possibile monitorare l’umidità ambientale con un semplice igrometro digitale (su un famoso sito di e-commerce sono venduti per pochi euro) e nel caso l’umidità ambientale diventi superiore a 50-55%, aprire le finestre per un ricambio d’aria fintanto che l’umidità non ritorni a livelli accettabili. D’inverno questo può comportare un discomfort dovuto all’abbassamento della temperatura dell’ambiente oltre all’evidente spreco di energia. In tal caso la ventilazione controllata con scambio risulta la soluzione ottimale e definitiva per continuare a godere di un ambiente salubre ed efficiente dal punto di vista energetico.

Studio Cerello & Chesini © 2022

Le deleghe in assemblea

Capita sovente di non poter garantire la propria presenza all’assemblea di condominio e la possibilità di affidare a qualcuno il proprio volere decisionale è sicuramente un’opportunità per dare continuità al nostro interesse nel condominio e in come avviene la sua gestione.

Per semplicità abbiamo organizzato in un quadro riassuntivo gli aspetti fondamentali della delega.

  • la delega può essere affidata a qualunque soggetto di maggiore età che non sia dichiarato incapace;
  • la delega deve essere in forma scritta;
  • la delega può contenere sia la data nella quale essa risulta valida (in caso contrario potrebbe avere valore temporalmente indefinito), sia le volontà di voto, che risultano però di fatto non vincolanti: il delegato può in quanto tale esprimere preferenze personali;
  • la delega non può essere data all’amministratore del condominio;
  • il delegato non può rappresentare un valore complessivo superiore ad un quinto di quello totale e un numero di teste superiore ad un quinto del numero totale di condomini se quest’ultimo è superiore a 20.

Riguardo questo ultimo punto, la giurisprudenza dà una lettura variegata e discordante, difatti alcune sentenze nel merito sono per il tetto del quinto nel computo delle sole parti deleganti, mantenendo sia la caratura millesimale del delegato che la sua “testa” indipendente rispetto a quella di quest’ultimi. Questa interpretazione potrebbe essere sicuramente discutibile ma la sua adozione, vista la letteratura giurisprudenziale , potrebbe essere la scelta più conservativa.

Importante ricordare che per l’assemblea, inerentemente ad ogni aspetto viziato della delega (o delle deleghe) si determini conseguentemente un vizio di annullabilità (non di nullità) per la stessa.

Autoconsumo e comunità energetica: definizioni e prospettive in vista del super ecobonus

A partire dal decreto legge 162/19 (art.42 bis) è possibile per i clienti finali, consumatori di energia elettrica, associarsi per produrre localmente, tramite fonti rinnovabili, l’energia elettrica necessaria al proprio fabbisogno e condividerla.

L’energia elettrica “condivisa”, stabilita come pari al minimo della differenza, su base oraria, tra l’energia elettrica immessa in rete dagli impianti di produzione e l’energia elettrica prelevata dai consumatori che rilevano per la configurazione, beneficia di un contributo economico riconosciuto dal GSE, ovvero dal Gestore dei servizi energetici GSE S.p.A. che è una SpA interamente controllata dal Ministero dell’economia e delle finanze.

Due sono le possibilità che si configurano in tal senso:

  • il gruppo di autoconsumo;
  • la comunità energetica.

Un gruppo di autoconsumatori rappresenta un insieme di almeno due autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente in virtù di un accordo privato e che si trovano nello stesso condominio o edificio. Per autoconsumatore di energia rinnovabile si intende un cliente finale che, operando in propri siti ubicati entro confini definiti, produce energia elettrica rinnovabile per il proprio consumo e può immagazzinare o vendere energia elettrica rinnovabile autoprodotta purché, per un autoconsumatore di energia rinnovabile diverso dai nuclei familiari, tali attività non costituiscano l’attività commerciale o professionale principale. L’impianto di produzione dell’autoconsumatore di energia rinnovabile può essere di proprietà di un soggetto terzo e/o gestito da un soggetto terzo, purché il soggetto terzo sia in grado di accogliere le istanze energetiche dell’autoconsumatore .

A livello condominiale ciò determina un grosso vantaggio in quanto un unico sistema fotovoltaico (pannelli, inverter, eventuali sistemi di regolazione /carica e accumulatori) può servire diverse unità con un grande abbattimento dei costi di installazione, gestione e manutenzione, consentendo di rientrare rapidamente dell’investimento. Il super ecobonus, in tal senso risulta un’opportunità che permette l’installazione di tali sistemi (opera trainata) praticamente senza esborso.

Una comunità di energia rinnovabile è invece un soggetto giuridico che:

  • si basa sulla partecipazione aperta e volontaria, è autonomo e controllato dai membri che ne fanno parte;
  • i membri costituenti possono essere persone fisiche, piccole e medie imprese (PMI), enti territoriali o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali, a condizione che, per le imprese private, la partecipazione alla comunità di energia rinnovabile non costituisca l’attività commerciale e/o industriale principale;
  • il cui obiettivo principale è fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai propri membri (non deve avere come obiettivo primario il lucro).

Un abbraccio ai nostri più fedeli clienti

Le numerose manifestazioni di stima e affetto che riceviamo soprattutto ora che tutti noi assieme stiamo passando un periodo non tra i migliori, ci danno la carica e degli spunti per riflettere sull’importanza di avere e coltivare il senso di comunità, perchè se il fine ultimo è il progresso in senso lato, è solo a livello di comunità che ciò si può manifestare.

Riconoscenti della fiducia che i clienti ci dimostrano ogni anno, vogliamo darvi un forte abbraccio simbolico ma sentito.

Per questo ai nostri clienti più affezionati abbiamo deciso quest’anno di regalare(*) l’1% per ogni anno a cui ci è stata affidata la gestione.

(*)Lo sconto sarà applicato nel corso del bilancio successivo e non è cumulabile con altri sconti se già applicati.